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L'esemplare figura del Canonico Agostino Sanna

1883 - 1972

Figlio di Angelo e Peppa Rita Garau, il canonico Agostino Sanna era nato a Gonnosnò il 15 maggio 1883. Fu battezzato il giorno successivo e fu cresimato a Masullas, durante la visita pastorale del 1897 dal vescovo Palmerio Garau Onida (1894-1906).   

Indossò l’abito talare il giorno 8 dicembre 1904, mentre la sacra Tonsura gli fu conferita il 17 dicembre 1904. Gli ordini minori li ricevette a febbraio e marzo 1908 e il Suddiaconato il 14 marzo 1908 a Cagliari. Nella cappella del seminario tridentino di Ales il 4 aprile 1908 ricevette il Diaconato.

Fu ordinato Presbitero il 18 aprile 1908 a Cagliari da Mons. Pietro Balestra, dei Frati Minori Conventuali, Arcivescovo di Cagliari e Amministratore Apostolico della Diocesi di Ales, rimasta vacante dal 1906 al 1911.

Dal maggio 1905 fu insegnante di matematica presso il seminario tridentino di Ales e dal 1° agosto 1908 economo e direttore spirituale nello stesso seminario.

Dopo questa esperienza di insegnante, per 13 anni fece il viceparroco: a Tuili (1° gennaio 1910), a Uras (1° gennaio 1912) e a Terralba (1° ottobre 1916).

Dal 1° luglio 1923 fu parroco di Sini e il 1° ottobre 1934 fu nominato parroco di Siddi, dove fece il suo ingresso il 13 novembre successivo.

Breve scheda biografica

TESTIMONIANZA RESA IL 25 APRILE 2010

NELLA CATTEDRALE DI ALES

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA SACERDOTALE 

DAL SUO SUCCESSORE DON TUVERI LORENZO

Era conosciuto e chiamato “Nonnu Sanna” a motivo della sua squisita bonarietà paterna. 

Era infatti l’uomo di Dio, la persona sacra alla quale ogni parrocchiano poteva attingere per avere un consiglio in qualsiasi circostanza: una specie di “fontana del villaggio”. Era l’uomo saggio, prudente e soprattutto amabile, tala da meritare attenzione e rispetto. Dai suoi occhi e dalla sua persona traspiravano la tenerezza paterna e la pace interiore che dentro di sé egli godeva.

Quando la gente lo vedeva passare per le strade avvolto nel suo umile scialle che copriva la sua esile figura, con unico gesto e unica voce sussurrava: «Sta passando nonnu Sanna!» e allora le mamme con i loro bambini gli andavano incontro per baciargli la mano.

Era l’uomo del silenzio eloquente perché in lui contava più l’ascolto silenzioso che le parole, parole che nelle sue catechesi erano efficacissime. La sua predicazione semplice ed espressiva manifestava accoratamente l’amore di Dio che gli scaldava il cuore e la voce, spesso ripetendo in sardo con grande emozione ed efficacia: «Fillus mius, fillus mius: su peccau, su peccau», espressioni rimaste impresse nella mente e nel cuore dei cristiani più sensibili.

Amava di paterno amore i giovani e i ragazzi ai quali aveva assegnato una stanza nella angusta casa parrocchiale per piazzarvi il tavolo di ping-pong, accettando pazientemente tutta la baldoria di cui la gioventù era capace, dimenticando gli anni non più giovanili del loro parroco.

Aveva forte il senso dell’ubbidienza al Vescovo che festosamente accoglieva a qualsiasi ora egli venisse per fare visita e di giorno e di notte. L’umiltà e la carità erano le virtù maggiormente visibili nella sua pastorale, virtù alimentate dalla vita eucaristica con la rigida osservanza dei turni dell’adorazione perpetua che lo zelo del Vescovo Monsignor Antonio Tedde aveva programmato in Diocesi affinché non mancasse la intercessione Eucaristica implorante vitalità fervente per le molteplici opere caritative sorte nelle diverse parrocchie.

La cassetta del pane di Sant’Antonio, fissata in chiesa nella Cappella del Santo, era il richiamo perché i poveri, specialmente le vedove, non fossero dimenticati e perché ogni mese ricevessero un aiuto da parte della comunità. Era l’esercizio e la dimostrazione della virtù fondamentale in una comunità che voleva essere Cristianamente autentica.

Ma in nonnu Sanna non si può nascondere lo zelo nel discernimento delle vocazioni alla vita consacrata, sia maschile che femminile, per dare gloria a Dio e fare onore alla santa Chiesa. A tal proposito possiamo ricordare i nomi dei sacerdoti da lui indirizzati alla speciale consacrazione:

  • P. Venanzio Orrù, Carmelitano;

  • P. Umberto Campus, Carmelitano;

  • Canonico Umberto Sideri del clero Diocesano;

  • Don Renzo Matta del clero Diocesano;

  • Canonico Giuseppe Trudu del clero Diocesano;

  • Don Venanzio Sanna del clero Diocesano;

  • Don Augusto Loi del clero Diocesano;

  • Don Tonino Cau del clero Diocesano;

  • P. Domenico Pisanu, Mercedario;

  • Fra Giuseppe Pusceddu, Francescano Conventuale.

RELIGIOSE

  • Suor Filippina Boi, Carmelitana;

  • Suor Maria Flavia Cruccas, Carmelitana;

  • Suor Maria Assunta Abis, Cenacolo Cuore Immacolato e Addolorato di Maria;

  • Suor Maria Donata Abis, Cenacolo;

  • Suor Ave Maria Bonaria Cau, Cenacolo;

  • Suor Maria Caritas Corda, Cenacolo;

  • Suor Maria Candida Tuveri, Cenacolo;

  • Suor Maria Speranza Tuveri, Cenacolo;

  • Suor Maria Ausiliatrice Uras, Cenacolo;

  • Suor Maria Celeste Uras, Cenacolo;

  • Suor Concetta Marongiu, Figlia di S. Paolo;

  • Suor Giuseppina Cau, Mercedaria;

  • Suor Ortensia Aru, Piccole suore di Santa Teresa di Gesù Bambino;

  • Suor Maria Andreina Lobina, Pie Discepole.

Il Canonico Sanna era assetato della Parola di Dio. Per non perdere neppure una sillaba, specialmente durante l’omelia della Messa celebrata da altri sacerdoti, teneva la mano sull’orecchio come per gustare l’armonia e la dolcezza. E non raramente il suo volto si rigava di lacrime. Sebbene da me insistentemente pregato, non volle mai accettare di tenere lui l’omelia, giustificandosi di non sapersi spiegare bene per spezzare la Parola di Dio alla quale il popolo aveva pur diritto.

Questo esimio sacerdote era come il tesoro nascosto che io, Lorenzo Tuveri, dal 1966 al 1972 come nuovo parroco di Siddi, ebbi la fortuna di trovare e scoprire e valorizzare come specchio luminoso di umiltà e povertà. Aveva il desiderio di raggiungere la virtù per amare Dio e farLo amare.

Fu una serata triste quella in cui, io parroco, proprio il giorno centrale della Missione in corso predicata dai Padri Missionari di San Vincenzo, dovetti comunicare la dolorosa notizia della morte serena di Canonico Sanna. Avvenne proprio mentre i fedeli gremivano la chiesa per l’istruzione religiosa. Era la sera del 25 febbraio 1972: il sole volgeva al tramonto spegnendosi nei barlumi del crepuscolo. Dalle tre vetrate della facciata della chiesa rivolta a ponente filtrava in chiaroscuro la luce fioca dei colori che cedevano all’oscurità. Nell’assemblea in preghiera si spegneva un faro, ma nel cielo si accendeva una stella aprendo una scia luminosa per coloro che intendono ascendere passo passo verso la santità. Evangelicamente più poveri in terra, ma più ricchi in cielo dove il vecchio ed umile parroco di Siddi, Canonico Agostino Sanna, tende la mano perché non si stanchi nessuno con la tentazione di arrendersi a motivo del fiato grosso e dei piedi stanchi ed indoliti per il lungo e aspro camminare.

Al triste annunzio tutti provarono grande emozione sino alle lacrime che, in verità, erano il segno evidente dell’affetto verso l’uomo di Dio che all’età di 89 anni e dopo 32 di ministero parrocchiale a Siddi, se ne volò in cielo come in punta di piedi, senza clamori, così come era vissuto, nel silenzio e nel nascondimento.

I giovani, da lui tanto amati, accompagnando la sua salma in chiesa e successivamente in cimitero, vollero portare la bara a spalla. Ognuno ambiva a questo onore come segno di gratitudine verso colui che spiritualmente aveva portato sulle sue spalle i parrocchiani come il pastore porta sulle spalle le sue pecorelle.

Questa bara bagnata di lacrime e ornata da un semplice mazzo di fiori, sia in chiesa che in cimitero, in modo inconsueto, si volle poggiare sul pavimento, “more nobilium” come per le persone nobili si è soliti fare, perché nonnu Sanna era veramente nobile in opere e in parole, persona ragguardevole che se tu l’avvicinavi ti faceva venire la voglia di Dio.

Il suo corteo funebre si tramutò in ingresso solenne nella sua chiesa dove tornava dopo lunghi mesi di assenza per la sua malattia, creando il vuoto nell’assemblea. Lo creava davvero perché per ogni celebrazione pian pianino arrivava accompagnato, come in piccola processione, dal fratello signor Egidio e dalla fedele collaboratrice familiare signorina Vincenza. Ma voleva arrivare in anticipo per prepararsi bene a celebrare la messa, facendo la sua immancabile preparazione inginocchiato innanzi al quadro della preghiera in latino fissato in sagrestia a fianco della paratora.

Ora nel silente cimitero di Siddi, custodito nella tomba a lui donata dalla comunità parrocchiale, in povertà eloquente nonnu Sanna giace ancora sorridente col volto luminoso e amabile ad irradiare la pace che gode per sempre in Dio. Non manca il fiore nel gelido e bianco marmo a testimoniare il profumo della sua virtù come modello di Santità Sacerdotale che dura nel tempo e per l’eternità.

E in fine, Canonico Sanna, ci scuserai se abbiamo detto sul tuo conto quanto tu non avresti consentito di dire per la tua profonda modestia ed umiltà sacerdotale.

Ora dal cielo aiutaci a pregare in ascolto silenzioso, e anche a piangere di nascosto, come facevi tu, sempre senza clamore, camminando in punta di piedi avvicinandoti verso ciascuno di noi”.

Il suo funerale fu un "piccolo trionfo" di gratitudine a Dio per il suo fecondo apostolato

LA RICOGNIZIONE DELLA SALMA DEL CANONICO SANNA

 

Le celebrazioni di commemorazione del canonico Agostino Sanna a lungo sospirate e attese sono state, specialmente per Siddi, il rendimento di grazie a Dio per il suo lungo e fecondo ministero pastorale. Lo scorso 24 aprile l’amministrazione comunale ha conferito al canonico Sanna la cittadinanza onoraria come riconoscimento di tutto il bene che egli ha operato nei tre decenni trascorsi a Siddi. Tuttavia è stato compiuto in quella mattinata un altro atto nascosto ai più, ovvero la ricognizione dei suoi resti mortali.
L’appuntamento fin dalle otto del mattino, ha visto la presenza dei rappresentanti della polizia mortuaria della ASL di Sanluri presenziata dal dott. Frailis il quale ha disposto quanto necessario per la riesumazione della salma. Presenti anche, oltre al parroco di Siddi, il signor Giuseppe Setzu responsabile del servizio della Polizia Municipale di Siddi, e gli addetti alle operazioni mortuarie coordinati dall'Agenzia funebre de “Il Redentore” di Lunamatrona. I lavori si sono protratti per l’intera mattinata in forma strettamente privata alla presenza di un testimone della comunità che ha poi firmato il relativo verbale stilato dallo stesso medico legale. Precedentemente era stata effettuata una prima perizia del sepolcro con la verifica dello stato di conservazione della cassa mortuaria che presentava l’involucro ligneo completamente decomposto, mentre si mostrava perfettamente intatto quello di zinco. La speranza di trovare integro il sepolcro si era affievolita perché dalla testimonianza del signor Renzo Lillu, che nel 1972 aveva provveduto alla costruzione del sepolcro di don Agostino, si evince che nel terreno sottostante passa una vena acquifera che inesorabilmente ha intaccato le sepolture di quella zona del campo santo. Ciò nonostante è stata grande la sorpresa per tutti gli astanti quando, nonostante sia passato quasi mezzo secolo dalla sua sepoltura, il corpo del sacerdote all’apertura della cassa, si è presentato perfettamente intatto, anche se non incorrotto. La sua esile figura si mostra rivestita degli abiti sacerdotali, perfettamente conservati, anche se completamente bagnati. Sul suo capo la berretta da canonico e nelle mani, che stringono il rosario e un crocifisso, è collocato il cappello tondo sacerdotale (l’unico che don Sanna possedeva e che riservava per le occasioni più importanti). Perfettamente conservati anche l’abito talare, il camice e la pianeta nera con la stola. Si è provveduto immediatamente ad un’adeguata documentazione fotografica che lasci ai posteri testimonianza di questo evento unico.
La sorpresa maggiore è stata la constatazione, effettuata dal dott. Frailis, che mette in evidenza l’unico organo incorrotto, ovvero LA LINGUA DI NONNU VICARIU. Questa inaspettata realtà è stata motivo di riflessione spirituale, oltre che medica. Infatti il parroco ha reso partecipe la comunità, riunita in preghiera, di tale rinvenimento che ha suscitato profonda commozione in quanti hanno conosciuto il vicario Sanna e hanno assaporato le sue parole. Quella lingua che ha pregato quasi incessantemente, che ha predicato, esortato, rimproverato, assolto e consacrato è rimasta incorrotta e si presenta come una preziosa “reliquia” ai nostri occhi. Forse è un richiamo anche per gli uomini e le donne del nostro tempo che spesso fanno fatica a gustare del soprannaturale e che invece don Agostino avvertiva perennemente presente nella sua vita.

Non è mancato l’affetto dei tanti parrocchiani che hanno affollato la cappella del cimitero nella mattinata del 25 aprile per un omaggio al feretro del sacerdote che ha sapientemente guidato la comunità. È stato un lungo e ininterrotto pellegrinaggio silenzioso tanto che, per poter accedere alla cappella, si è dovuto attendere il proprio turno. Ciascuno portava un fiore o un cero unito alla richiesta di tante intenzioni di preghiera da affidare al Signore per mezzo del vicario Sanna. È stato il segno evidente della riconoscenza che il popolo di Siddi nutre per gli insegnamenti ricevuti mediante il ministero di don Agostino.

La sua eloquenza è ancora visibile e palpabile tra la gente che si sente in dovere di tramandare anche alle giovani generazioni. Infatti sono stati numerosi anche i giovani e i giovanissimi presenti. Negli scorsi numeri di Nuovo Cammino è stato già messo in evidenza che nonnu Sanna, anche se affabile, era rigoroso nell’affermare la sana dottrina che pretendeva dai suoi parrocchiani, ma per primo ne dava l’esempio. La sua vita, definita un “continuo cammino di ascesi”, lascia tracce indelebili ancora oggi nella piccola comunità della Marmilla.

Anche questa ricognizione della sua salma può essere letta come un ulteriore invito che il Signore ci offre a seguire il Vangelo perfino in questo nostro tempo così complesso e articolato. Ora il corpo di don Agostino attende la risurrezione della carne nella chiesa parrocchiale di Siddi dove ha svolto il suo ministero pastorale con zelo e fedeltà encomiabili. La sua lingua incorrotta diventi un monito silenzioso a vivere con autenticità l’imitazione di Cristo.

Al Signore va indirizzata la gratitudine per aver donato alla sua Chiesa e alla nostra diocesi questo animo sacerdotale che ha risposto alla sua vocazione in maniera straordinaria seppur tra le realtà ordinarie della vita quotidiana.

Che la sua testimonianza di vita aiuti e stimoli sacerdoti e laici nella fedeltà della propria vocazione e nel cammino verso la santità.

                                                                                                                Don Roberto Lai

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Celebrazioni "Canonico Agostino Sanna"

24 - 27 Aprile 2019

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